Intervista - Luca Maletta

Luca Maletta
, nato a Roma nel 1993, è scrittore e artista. Ha conseguito la laurea triennale in Scienze della Comunicazione presso La Sapienza di Roma (con una tesi sulle opere di Faulkner) e ha tenuto seminari sia presso alcuni licei che all’università. Dopo aver partecipato, a diciannove anni, al primo talent televisivo per scrittori (Masterpiece, Rai 3, 2013), è stato coautore del Goal più bello: manuale di fairplay e nel 2018 ha pubblicato su Amazon il suo primo romanzo, Quindici milioni di parole.

– Parlaci de I Racconti del Disagio.
Inizio ringraziandoti per la disponibilità che mi hai dato in questi mesi, con la diretta e poi questa intervista. I Racconti del Disagio sono una raccolta di 33+1 racconti ambientati in realtà, mondi e vite differenti; legati assieme dal Disagio, un filo conduttore che non fa da cornice solo al testo ma forse a tutte le nostre vite, perché, non so, pensandoci bene, fatico a trovare unità nella felicità, perché la felicità di tutti trascura sempre chi non si uniforma. Al contrario, nel dolore possiamo tutti riconoscerci: e nella comprensione, trovare sollievo, e unità.

– A cosa ti sei ispirato per scrivere i racconti?
Non ho dovuto fare altro che guardarmi attorno! È questo il bello del disagio: è una fonte costante
di piccole insicurezze, e gesti nascosti, che lo sguardo dello scrittore DEVE necessariamente cogliere, se vuole ricoprire il proprio ruolo, e crescere, e migliorare.

 – Cos'è per te il disagio?
Il disagio per me è un’aspettativa mal riposta: e il luogo di quell’errata proiezione è spesso la nostra stessa visione delle cose, incapace di sopportare il peso della quotidianità moderna, o delle aspettative imposteci dagli altri, o della fine di relazioni, amori, amicizie. Come umani, siamo abituati a estendere le nostre idee all’infinito: renderci conto di essere intrappolati in un pozzo, e accettare di viverci sul fondo, è un vero disagio.

 – A quale racconto ti senti più legato?
Tutti i miei racconti sono tutti un po’ come dei figli, e non ti nascondo che ce ne siano alcuni la cui realizzazione è stata sofferta, travagliata, conflittuale; mentre altri, solo venendo al mondo, mi hanno fatto sentire meglio. Immagino che dovrei risponderti «La Società che Indossi».




– Perché si potrebbe dire che la raccolta di racconti inizia dal terzo racconto?
L’idea era quella di realizzare un testo iniziale che facesse da chiave di lettura al testo. Per questo, tutto il racconto sul me migliore spicca per la focalizzazione (è l’unico con un narratore interno, non a caso). Ho nascosto lì indizi e indicazioni, e noto con piacere che a poco a poco si stiano individuando. All’apertura della vera raccolta, però, ho voluto fare un passo indietro, come spesso mi capita nella vita. E così, sul momento di rivelare al mondo la MIA vera voce, mi piaceva l’idea di fare cilecca, e di cancellare «La Voce» dalla raccolta con una grossa X, perché, in effetti, si poteva dire meglio: è sempre stato questo il punto.

 – Come descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?
Tre parole… non è semplice! Mi sembrerebbe giusto trovarne 3 che inizino con la lettera D. Direi allora: Denso, Distorto e Destabilizzante.

Qui trovate la recensione de I Racconti del Disagio.


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3 commenti:

  1. L'intervista é stata davvero illuminante e quindi non posso fare altro che andare a segnarmi il titolo!

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  2. Non conoscevo né l'autore e né il libro! Molto interessante l'intervista e il titolo del romanzo

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  3. Ciao
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