Ho smesso di tremare

di Antonella Valletta
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Casa editrice: Giraldi Editore
Genere: autobiografia
Data di uscita: 3 luglio 2020
Copertina flessibile
102 pagine
Prezzo: €11,90 cartaceo
Dalla quarta di copertina
Una storia realmente accaduta. Un tessuto storico costruito da una trama eterogenea, intrisa di unicità.
Una incredibile vicenda che non dà spazio alla fantasia più grande che la mente umana possa produrre.
Una storia che vi lascerà con il fiato sospeso perché vera.
Da sopravvissuta voglio raccontare la mia storia dopo aver toccato quasi con mano la morte. Quando la libertà mi era stata tolta per colpa di chi ha voluto farmi credere colpevole. Ho scoperto tramite la forza e la voglia di continuare a vivere che anche nei momenti più bui e senza vie d’uscita si può riprendere a respirare, e a vivere. Oggi sono una donna e ho un obiettivo. Quello di continuare a ribellarmi contro un argomento ritenuto vergognoso, proibito, ancora tabù. Vorrei un mondo migliore, ma questo può dipendere soltanto da ognuno di noi. Incominciando a parlarne senza vergogna e timore. Io oggi sopravvissuta respiro ogni attimo di libertà che questa vita ha voluto lasciarmi ancora.
Recensione
In "Ho smesso di tremare" troviamo la storia di Antonella Valletta, una delle troppe donne che sono state vittime di violenza di genere.
Prima di parlarvi meglio di questo libro mi sento di fare una premessa: una riflessione che porto avanti ormai da anni.
Sono dell'idea che sia necessario raccontare storie vere, soprattutto se si trattano di tematiche importanti, come, in questo caso, la violenza sulle donne. Ma è davvero necessario scriverla in un libro? Raccontare la propria storia in un romanzo è l'unica possibilità per diffondere la propria storia, al fine di sensibilizzare? Queste sono le due principali domande che mi pongo e da cui, in sostanza, prende origine la mia lunga riflessione.
A questo si legano altri fattori, uno dei quali comprende l'editoria e cosa decide di mandare sul mercato. Credo fortemente, soprattutto negli ultimi anni, che l'editoria stia assorbendo troppe storie di cui se ne potrebbe far a meno. Mi spiego meglio: la storia in sé è necessaria, ma è sbagliato il mezzo tramite cui si diffonde, in questo caso un libro, più avanti approfondisco tramite altre riflessioni che esplicitano meglio il mio pensiero.
Ogni lettore è piuttosto consapevole della quantità dei libri che vengono stampati ogni anno. Inoltre si rende conto del degrado verso cui si sta dirigendo l'editoria, la quale stampa anche libri di poco spessore letterario, ricchi di refusi, senza editing, copertine non adatte alla storia etc. Un "lettore forte" vede una parte dell'editoria come marcia, sbagliata. Il libro in quanto oggetto sta perdendo valore, perché ormai si mette sul mercato un po' di tutto. Questo riguarda sia grande, media, piccola editoria, soprattutto se si tratta di editoria a pagamento, e anche il self publishing. Non mi stancherò mai di ripetere che i libri non sono l'unico mezzo per sensibilizzare e per arrivare a molte persone. Spesso la miglior cosa è trovare altri mezzi per raccontarsi e non improvvisarsi scrittori, solo perché si definisce importante la propria storia e utile per contribuire a una lotta. A parte gli scrittori improvvisati, gli editori dovrebbero valutare con più attenzione i manoscritti e se una storia valida è scritta male, dovrebbero investire nell'editing e nella correzione di bozze per ottenere un ottimo prodotto editoriale.
A questo punto mi sorgono altre domande, tra cui: è davvero trattato nel modo corretto l'argomento? Mi dispiace, ma non posso non sottolineare che buona parte delle storie di questo tipo vengono raccontate tutte alla stessa maniera, con lo stesso identico finale: la salvezza si trova nell'amore di un uomo, lui nuovo pilastro di vita. Perché non vengono raccontate anche quelle donne che si salvano da sole? Quelle donne che ripartono da sé stesse e non da un nuovo amore? Perché non vogliono pubblicare storie di donne che finalmente diventano indipendenti e felici senza l'obbligo di avere un uomo affianco? Perché non raccontano di chi si suicida a causa della violenza subita? E ho tante tante altre domande.
Le storie che leggiamo saranno pure necessarie ma spesso sono tossiche!
Rilegano ancora una volta le donne nell'amore, al sesso debole, si cerca di inculcare nella testa che l'unico modo che una donna ha per essere felice e ricominciare è quello di avere un uomo da amare (e sentirsi amate). Vogliono ancora per l'ennesima volta portare avanti alcuni stereotipi di genere.
Tornando al libro, come scrive la stessa autrice, il linguaggio che ha utilizzato per scrivere la sua storia è volutamente semplice e infantile. Aggiungerei anche ricco di ripetizioni e poteva andar bene per i capitoli in cui l'autrice era bambina e soprattutto se la voce narrante fosse stata da un punto di vista di una bambina, con ragionamenti concordi con l'età. Antonella Valletta torna con il pensiero nel suo paese d'origine nel Sud Italia, a quando lei aveva nove anni e pagina dopo pagina ripercorre la sua vita dall'infanzia all'età adulta, non tralasciando gli aspetti familiari che hanno un ruolo fondamentale nella sua vita.
La violenza di genere è solo l'input che ha dato vita al romanzo, ma oltre questa tematica ne troviamo altre legate alla scuola, agli insegnanti, al bullismo, diversi stereotipi duri a morire, la mancanza di informazioni adeguata che un bambin* dovrebbe invece ricevere, come per esempio risposte alle tante domande delle bambine sulla mestruazioni e il cambiamento del corpo. Viene inserita nella narrazione anche l'aspetto religioso e l'imposizione ai figli di seguire lo stesso credo, ma non si hanno informazioni necessarie per capire bene l'orientamento, io ho supposto che la sua famiglia faccia parte dei Testimoni di Geova, ma non ne ho la certezza e avrei preferito che fosse stato scritto.
L'evento di violenza, stupro e pedofilia, viene raccontato nel completo: rapimento, aggressione, ritorno a casa, varie conseguenze. Però non è stato raccontato dal punto di vista di una bambina di nove anni, come sarebbe dovuto essere. La bambina protagonista non aveva nozioni e conoscenze della sfera sessuale, era totalmente ignara, allora come è possibile che lei sembra consapevole di tutto quello che le succede? Inoltre ho trovato alcuni punti troppo frettolosi ed è impensabile per una bambina fare ragionamenti così veloci immediatamente dopo la violenza.
A seguito della violenza, come succede spesso nella realtà, troviamo persone che cercano di far negare la violenza alla vittima, compresa la famiglia, perché non voleva sporcarsi con l'evento subito da Antonella, e come se non bastasse era la vittima a essere dipinta come colpevole, fino a portarla all'autocolpevolizzazione.
Per quanto riguarda il carnefice si hanno poche informazioni e qualche incertezza sull'età dell'uomo a causa di discordanze trovate, ma non sono le uniche.
Ho trovato delle parti ripetitive e altre invece sarebbe stato meglio scriverle prima o per niente oppure altre ancora potevano essere raccontate in modo diverso, magari approfondendo.
Un elemento che ho trovato davvero sbagliato da scrivere è la denigrazione verso il metodo Montessori, ho percepito una mancanza di conoscenza sull'argomento.
Un elemento che ho trovato davvero sbagliato da scrivere è la denigrazione verso il metodo Montessori, ho percepito una mancanza di conoscenza sull'argomento.
Come ho scritto in precedenza conosciamo la vita di Antonella dall'infanzia all'età adulta e percorriamo innamoramenti, matrimonio, gravidanza, morte di una persona importante, rinascita, attraverso una narrazione frettolosa e superficiale.
Arrivati alla fine, l'autrice e poi l'editore sanno cosa sia una postfazione? Perché in questo libro troviamo una mezza pagina scritta dall'attuale marito che racconta in breve la loro storia e come è venuto a conoscenza del passato di Antonella.
Inoltre in quelli che dovevano essere solo i ringraziamenti, troviamo una parte che doveva essere inserita nel romanzo per avere una storia completa.
Palesemente l'editing e la correzione di bozza non sono stati fatti.
Si tratta di una storia necessaria? Sicuramente, ma è raccontata e scritta male.
L'autrice
Antonella Valletta, classe ’74, pugliese di nascita, romagnola d’adozione.
Operatore Ayurveda e del benessere da quasi vent’anni, si divide nella vita di tutti i giorni fra il lavoro, la passione per la natura, e i suoi amici fedeli animali: due cani, un gatto e i cavalli. Grazie al sostegno del suo attuale marito e di cari amici ha deciso di fondare l’Associazione Crisalide, di cui oggi è presidente, per sostenere la lotta contro la violenza in ogni genere.
Antonella Valletta, classe ’74, pugliese di nascita, romagnola d’adozione.
Operatore Ayurveda e del benessere da quasi vent’anni, si divide nella vita di tutti i giorni fra il lavoro, la passione per la natura, e i suoi amici fedeli animali: due cani, un gatto e i cavalli. Grazie al sostegno del suo attuale marito e di cari amici ha deciso di fondare l’Associazione Crisalide, di cui oggi è presidente, per sostenere la lotta contro la violenza in ogni genere.
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Un libro forte e che necessita di una lettura per i tempi trattati.
RispondiEliminaCiao
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