Il mio nome
di Viviana Berardinetti|clicca sul titolo per acquistarlo|
Ogni poesia porta con sé la storia di un’emozione. Raccontano il riflesso di un ricordo che attraversa il tempo e si riempie di forza e passione; raccontano il rimorso di un incontro mancato con un amore, con un cambio di rotta, con un destino diverso. Nascono dal bisogno di guardarsi dentro, di approfondire quel groviglio di sentimenti che albergano nel cuore, nella pancia, nella testa di ognuno di noi e fare di questo groviglio, una matassa. Parlano con il linguaggio dell’Amore: a volte tenere come carezza di una madre al proprio figlio, a volte dure come la consapevolezza di aver perso qualcosa di se stessi nella ricerca di un sentimento. Parlano di conoscenza di sé stessi: perché solo attraverso noi, possiamo andare nel mondo e conoscere l’Altro, soggetto e oggetto del nostro Amore.
Parlano di identità e di riconoscimento, di perdita e ritrovamento.
Un viaggio dentro il mondo dell’autrice: conoscersi e riconoscersi attraverso le parole e le emozioni.
Estratti
Di cosa scrivo quando scrivo
Scrivo sempre pensando a te
mi aiuta a tenerti vivo, almeno nei miei pensieri
mi aiuta a immaginarti com’eri e come ti volevo,
o meglio, come ti avrei voluto
perché mio non lo sei mai stato.
E mi domando se mai sono stata tua
o se, per lo meno,
in qualche sparuto momento mi hai vissuta così.
Tua. TUA. Chissà.
Chissà come sarebbe stato:
essere un tuo pensiero
volare nella tua mente.
Essere il bacio che desideravi
ardente di passione.
Essere il mittente di un messaggio
che ti avrebbe fatto ridere.
La tua casa, il tuo rientro, il tuo ritorno,
avvolgente come una coperta.
E invece, sono stata nulla.
Niente.
Un attimo fugace, un puntino veloce
nell’articolato disegno della vita.
Sono durata il tempo di uno strappo,
di uno schiocco di dita.
Epoi, sono finita. Andata. Dimenticata.
Per questo scrivo di te, sempre di te.
Almeno, io, non dimenticherò.
Nome
Sulle labbra ho soltanto il tuo nome,
teso come una corda di violino,
dolce come un nettare di miele,
invitante come un bacio proibito,
sensuale come una promessa rubata.
Soltanto il tuo nome,
come scudo contro il mondo,
come protezione dall’oblio
in cui la mia anima versa, da secoli.
Il tuo nome,
fonte di acqua pura e limpida
in mezzo all’inferno.
Quel tuo nome,
bello come un pomeriggio di primavera assolata,
caldo come un rifugio dal mondo intero.
Lo accarezzo, lo assaporo, lo gusto.
Lo nutro, lo vizio, lo blandisco.
E lui mi possiede, si fa cantare, si scioglie per me.
Questo tuo nome,
è come un mare in tempesta:
impetuoso, folgorante, spaventoso,
eppure, egli stesso è faro, è porto sicuro.
È darsena e ristoro.
Nella bocca lo sento farsi strada,
fino al cuore,
che sconfitto, gli soccombe.
Perché tu sei questo, sei il tuo nome,
sillaba per sillaba,
atomo per atomo.
Inizio e fine del mio amore.
Il dono che possiedo
Questo mio nome,
me lo porto scritto in faccia.
Mi sorride, appena si sveglia,
mi coccola, prima di addormentarsi.
È una compagna e una compagnia,
una croce ed un fardello.
Sempre pronto a darsi,
e io, lì, che cerco di tenerlo.
Ma si sa che non si può tenere un nome,
perché un nome ti viene dato,
e deve andare, deve donare.
E allora io, questo mio nome,
me lo conservo buono,
lo annaffio e lo alimento,
ci parlo e lo spalleggio.
Alla fine della giostra,
quando le luci si spengono
e i calici restano vuoti,
è tutto ciò che di mio possiedo.
Terra
Da questa prospettiva vedo le tue scarpe
i tuoi pantaloni e le tue mani
che cercano di convincersi a fare.
E getti, getti, getti terra
su di me
come se fossi in una bara.
Scavi, scavi, e poi scavi ancora
come se dovessimo dirci addio.
Come se io non fossi che terra.
Zolle umide di terriccio fangoso.
Inutili sassolini buoni solo a dolere.
Ma mi vedi?
Io sono viva. Io ci sono.
Arde la vita dentro di me.
E se credi che mi arrenderò
per tuo piacere
ti sbagli, e ti sbagli ancora.
Io ti guardo guardarmi
e non so quello che vedi
Non so che musica ti vibra dentro
che ricordi di me ti fanno sorridere.
Quello che so
è che i tuoi occhi non versano lacrime
e tanto mi basta per uscire.
Io sono viva.
Tienila per te quella spoglia terra.
Occhi
Tutto quello che mi appartiene
sono questi occhi
spesso trasandati, ma mai vuoti.
Me li guardo
riflessi nello specchio
e capisco ciò che è da capire.
Mi ritrovo,
in queste iridi scure
in quelle pagliuzze accese.
Ma tu mi vedi?
Quanto sei disposto a pagare
per riconoscermi?
A cosa sei disposto a rinunciare
per riprenderti me?
Io te lo chiedo,
con gli occhi in mano,
guardami, ti dicono,
accettami, amami.
Non voltarti, non ancora.
Paga questo tributo
e in cambio,
io ti offro tutto.
Penelope
Penelope
Seduta qui ti aspetto.
Ho intrecciato per te
una collana di fiori.
Ho scritto per te
una poesia d’ amore.
Eppure, nulla all’ orizzonte.
Non torni, non torni.
Ritardi
Io ricordo ogni cosa,
ogni singola ora,
tutti i minuti
passati a tormentarmi,
a impazzire al tuo pensiero.
Mi stai pensando?
Mi stai sentendo?
Ogni minuscolo secondo
di tutte le notti a venire
io ho pensato a te:
hai ricevuto le mie parole?
Le ricevi ora,
che non è rimasto nulla di me.
Le pretendi adesso,
dopo aver prosciugato
tutto il sangue del mio cuore.
Io ricordo ogni cosa,
adesso è il tuo turno
di sanguinare per amore.
La mia voce
Ho tanto da dire
Ma non so come fare
Quando mi siedo per raccontare
La voce mi sembra mancare.
Mi servirebbe un traduttore,
Sì, un traduttore di pensieri in parole.
Una macchina che trasformi
le emozioni ingarbugliate
in fili di sentimenti ordinati.
Viviana Berardinetti è nata a Manfredonia, provincia di Foggia, il 23 marzo del 1983 e cresciuta in questa città incantevole, abbracciata dal mare. Alle scuole elementari ha scoperto: l’amore per la scrittura, in particolare per la poesia, e la passione per la letteratura, specialmente greca e latina (complice un regalo che ricorderò sempre: un’edizione per ragazzi dell’Iliade, Odissea ed Eneide). È sempre stata una lettrice: i libri hanno accompagnato la sua vita ma più cresceva, più aumentava in lei il desiderio di avere una sua voce. Ricorda benissimo il suo quaderno delle poesie, iniziato per avere una valvola di sfogo, anno dopo anno incollava pazientemente i suoi ampliamenti. Diari, quaderni, fogli sparsi, prima, file di word e cartelle sul PC, dopo.
Ha frequentato il Liceo Classico, seguendo quel primo amore per la letteratura e per la filosofia, poi ha deciso di intraprendere gli studi in Psicologia Clinica presso l’Università di Urbino. Così, ha lasciato il mare, gli amici storici e la mia famiglia, per andare in quella meraviglia arroccata sulla montagna che è la città di Urbino. Un posto che le ha rubato il cuore e gliene ha dato uno tutto nuovo. Lì non ho solo proseguito la sua formazione, è diventata donna, adulta, ha conosciuto quelli che sono diventati i suoi amici, parte preponderante della sua vita, e, ultimo ma non ultimo, l’uomo che ha cambiato il suo concetto di amore e relazione e che adesso è suo marito. Dopo quegli anni, ha deciso di seguire il cuore e trasferirsi in Emilia Romagna. Dal 2009 vive a Lesignano Bagni, provincia di Parma, in una casa in campagna con marito, figlia, cane e gatto. Ha terminato la sua formazione specializzando in Psicoterapia e svolge la libera professione come esperta in Psicoterapie del Rilassamento nel suo studio. Se guardate bene, nella sua libreria troverete Freud accanto a J.K. Rowling, Jung accanto a George R. Martin, commistura perfetta di quella che è.
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