Recensione - Le braci

Le braci 

di Sándor Márai
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Recensione di Giorgia Simonelli
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Trama
Henrik vive in un castello ai piedi dei Carpazi con l’anziana domestica. La solitudine impregna ogni singola stanza e un’ala dell’abitazione è totalmente disabitata. Anche Henrik è ormai anziano e le sue giornate sono piatte e monotone. Quella mattina del quattordici agosto, per la prima volta dopo molti anni, egli attende un ospite. La visita dell’amico Konrad è annunciata da una lettera. Henrik nel silenzio della sua dimora ripensa al passato.
Henrik è il figlio della guardia reale, destinato a fare carriera nell’esercito fino a diventare generale. Konrad è il figlio di un barone povero. Nonostante le differenze sociali tra i due ragazzi nasce subito una profonda amicizia.

La loro amicizia era seria e silenziosa come tutti i grandi sentimenti destinati a durare una vita intera. E come tutti i grandi sentimenti anche questo conteneva una certa dose di pudore e senso di colpa. Non ci si può appropriare impunemente di una persona, sottraendola a tutti gli altri.
I due ragazzi trascorrono l’adolescenza insieme, a Vienna, in un collegio militare.
Konrad suona il pianoforte ed è solitario e riflessivo, conduceva una vita monacale. Henrik è l’esatto opposto. Un giorno i due amici conoscono Kristzina, che diventerà la moglie di Henrik.
Il generale, nella solitudine ai piedi dei Carpazi, decide di preparare tutto come l’ultima volta che lui, Konrad e Kristzina avevano cenato insieme. Quarantun anni prima. Quali sono stati gli avvenimenti che hanno portato Henrik e Konrad a separarsi inesorabilmente? Qual è il segreto che tormenta Henrik da tanto tempo, quel dubbio che non gli permette di trovare pace neanche nella vecchiaia? Kristzina è morta e non può rispondere a questa domanda. C’è una sola persona con questo potere. Quella persona è Konrad.

Analisi
Henrik attende l’arrivo di Konrad ai piedi dei Carpazi. La descrizione stessa del castello, delle sue stanze, crea un’atmosfera d’attesa, di mistero.
Márai non parla mai dei due protagonisti della storia chiamandoli per nome, ma utilizza delle denominazioni per caratterizzarli. Con il generale indica Henrik e l’ospite è Konrad. Nella parte iniziale dove è narrata la giovinezza dei due amici, Henrik è il figlio dell’ufficiale della guardia e Konrad è semplicemente Konrad. L’autore sembra quasi voler rimarcare la differenza di classe sociale. Nella mente del generale, Henrik e Konrad sono giovani, sono insieme. Le differenze caratteriali dei due ragazzi, le loro predisposizioni affiorano poco per volta nei ricordi di Henrik. Ed ecco il ritorno al presente, a quelle stanze buie, chiuse e impregnate dell’odore del tempo e della solitudine. La malattia di Kristzina e la sua morte hanno lasciato nell’anima del generale un senso di profonda impotenza, forse anche di rimpianto?
L’arrivo di Konrad permette al lettore di capire altre cose. Egli ha viaggiato per il mondo, senza mai fermarsi, come per fuggire da qualcosa.
Henrik discute con Konrad, poi l’ospite tace. Si apre così una sorta di lungo monologo, un racconto. Il generale attraversa quegli anni della loro amicizia e arriva al punto cruciale, quello che ha portato alla rottura tra due persone inseparabili. La tensione cresce, si scoprono tante cose, troppe. Alla fine del racconto il generale pone una sola domanda all’ospite.
Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza (…). E ciascuno risponde come può, in modo sincero o mentendo; ma questo non ha molta importanza. Ciò che conta è che alla fine ciascuno risponde con tutta la propria vita.

Considerazioni finali
Le braci è una storia che parla di rapporti umani, di come questi si sviluppano, maturano del tempo.
Naturalmente all’epoca della fanciullezza non ti rendevi ancora conto di queste cose. Fu un bel periodo, una stagione magica. La memoria della vecchiaia ingrandisce i particolari e li mette a fuoco. Eravamo fanciulli ed eravamo amici.
L’amicizia tra i due protagonisti non è ciò che sembra, nasconde un segreto destinato a emergere con il tempo. Henrik invecchia e negli anni cambia il suo modo di vedere il passato e il suo modo di vedere Konrad, così come cambia la concezione dell’intera vita. Quello che prima era importante, ora non lo e più. La domanda che Henrik rivolge a Konrad non è quella che tutti si aspetterebbero. La conclusione di questo romanzo lascia sgomenti e senza parole.
Una storia importante narrata con uno stile unico e indimenticabile. Consiglio caldamente a tutti la lettura di questo romanzo.


L'autore
Sándor Márai è stato uno scrittore, poeta e giornalista ungherese. La sua notorietà è dovuta principalmente a due romanzi, Le braci (1942), apparso in Italia nel 1998 e L’eredità di Eszter, pubblicato nel 1999. Il nome completo dell’autore è Sándor Károly Henrik Groschenschmied de Mára.
Márai nacque nell’odierna Kassa, città slovacca appartenente all’ex impero austro-ungarico, nel 1900. La sua famiglia apparteneva alla piccola nobiltà ungherese ed egli era il maggiore tra i quattro figli. Lo scrittore studiò giornalismo senza, però, conseguire la laurea e, in seguito, si trasferì a Berlino, dove si sposò e visse fino alla crisi inflazionistica che colpì tutto il Paese. Nel suo periodo tedesco collaborò con riviste e quotidiani e pubblicò una raccolta di poesie. Nel 1928 tornò in Ungheria, dove raggiunse una certa fama nel 1934 con Confessioni di un borghese. Per la sua ribellione nei confronti del pensiero comunista, Márai fu costretto ad abbandonare l’Ungheria per trasferirsi in Svizzera, in Italia e, infine, negli Stati Uniti dove acquisì la cittadinanza. Dopo il matrimonio del figlio, tornò in Italia e si stabilì a Salerno con la moglie e nel periodo salernitano intensificò le pagine del suo diario. Lo scrittore si suicidò nel 1989 dopo la morte della consorte per cancro. La sua opera (composta principalmente da poesie, romanzi e diari), che inizialmente non ebbe grande successo al di fuori dell’Ungheria, fu rivalutata e pubblicata in francese, tedesco e in italiano. Oggi le sue opere sono considerate dei capolavori della letteratura europea del ventesimo secolo.



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