L’incubo di Hill House
di Shirley Jackson|clicca sul titolo per acquistarlo|
Edizione Adelphi (2016)
Formato brossura
233 pagine
Prezzo di copertina 12 euro
Recensione di Giorgia Simonelli
Profilo instagram @g_booksworld
Trama
Eleanor Vance è una giovane donna infelice che vive con la sorella e il cognato. L’occasione della vita si presenta a Eleanor quando il professor Montague, aspirante cacciatore di fantasmi, decide di selezionare tre persone per vivere un soggiorno sperimentale a Hill House, una sinistra casa abbandonata in mezzo alle colline della città di Hillsdale. La struttura ha la fama di essere abitata da oscure presenze. Gli ospiti di Hill House, oltre a Eleanor, sono un’altra donna e un uomo: Theodora, una ricca e affascinante signora viziata che sembra aver scambiato il soggiorno a Hill House per una vacanza estiva e Luke, l’ultimo discendente della famiglia proprietaria di Hill House.
Analisi
“Nessun organismo vivente può mantenersi sano di mente in condizioni di assoluta realtà, perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare così per altri ottanta”.
L’incipit del libro fornisce alcune informazioni di assoluta importanza nella comprensione degli avvenimenti che seguono. Hill House non è una casa fatiscente, decadente, destinata alla demolizione, bensì una casa immortale, protetta dal mondo circostante dalle colline, “un luogo non adatto agli uomini, né all’amore, né alla speranza”.
Le motivazioni che spingono i protagonisti di questa storia ad addentrarsi tra le mura di Hill House sono diverse. Eleanor vuole scappare dalla sua vita precedente, dal passato che la tormenta e da un presente soffocante nella casa della sorella. Ciò che Eleanor cerca nell’esperienza di Hill House è una sorta di auto-affermazione personale, nel disperato tentativo di dare un senso alla propria vita, di sfidare i propri limiti per poter essere finalmente indipendente.
La ricca Theodora non sembra guidata da alcuna reale motivazione. La presenza di Luke è necessaria essendo il legittimo proprietario dell’intera struttura. Il professor Montague opera per il bene della scienza. Gli ospiti della casa sono le cavie per il suo esperimento, tre personalità molto differenti tra loro, accumunate solo da Hill House.
Shirley Jackson lascia intuire al lettore che la convivenza all’interno della casa non sarà facile per nessuno dei quattro. Eleanor è troppo insicura, Theodora troppo viziata e sciocca, Luke troppo immaturo e il professor Montague troppo ossessionato dalla scoperta della verità.
Un aspetto che colpisce particolarmente all’interno del libro è il contenuto dei dialoghi, governati quasi totalmente dall’ironia. Eleanor, Theodora, Luke e lo stesso professore si prendono in giro, giocano tra loro, scherzano continuamente. Inizialmente un comportamento di questo tipo può sembrare insolito poiché stona con le macabre stanze della casa e con gli inspiegabili fenomeni paranormali. Ma parliamoci chiaro: chi troverebbe piacevole trascorrere il tempo all’interno di una casa abitata da oscure presenze raccontandosi storie di fantasmi? Gli abitanti di Hill House cercano di esorcizzare il loro soggiorno in quelle stanze e come afferma il professor Montague nel mezzo di una conversazione: “Dopo cena ci ritireremo nel nostro piccolo boudoir a bere il caffè e un po’ del buon brandy che Luke ha in valigia e vi dirò tutto quel che so di Hill House. Adesso però, parliamo di musica, o di pittura, o perfino di politica, se volete”.
Considerazioni finali
Nel libro troviamo alcuni elementi caratteristici del genere horror: un’abitazione sinistra e disabitata (o quasi, nello specifico, Hill House è abitata solo dai due guardiani durante il giorno mentre è, appunto, totalmente disabitata durante la notte), un cacciatore di fantasmi e alcuni ospiti ignari di ciò che li aspetta dietro le sinistre mura. Le descrizioni della casa rappresentano il punto di forza dell’intero libro e Shirley Jackson accompagna il lettore nella scoperta di quella che è la vera protagonista di questa storia. L’intera struttura è incredibilmente disarmonica nelle proporzioni e questa disarmonia si riversa nello stato d’animo di coloro che vivono all’interno della casa. Il confine tra illusione e realtà è sottile a Hill House, così come il confine che separa la lucidità dalla follia. Geniale la scelta dell’autrice di concludere la storia con le stesse parole utilizzate nell’incipit, come per chiudere un cerchio. “Dentro le pareti salivano dritte, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola.”
Consiglio questo libro a chi apprezza le storie di fantasmi dove le scene splatter sono quasi del tutto assenti e lasciano spazio all’ansia e all’inquietudine.
“Non siamo noi in attesa” disse Eleanor “È la casa, sembra che stia aspettando il momento giusto.”
Breve nota sull’autrice
Shirley Jackson, nata a San Francisco nel 1916, morì nel 1965 a North Bennington, il villaggio del Vermont dove visse per vent’anni. Adelphi ha pubblicato, oltre a L’incubo di Hill House, altri suoi libri di recente, come La lotteria (raccolta di racconti scritti nel 1959 e pubblicati da Adelphi nel 2007), Abbiamo sempre vissuto nel castello (1962, Adelphi 2009) e Lizzie (pubblicato da Adelphi nel 2014). L’incubo di Hill House, considerato uno dei più celebri racconti di fantasmi del ventesimo secolo, è uscito per la prima volta nel 1959 e ne sono stati tratti due film: Gli invasati (1963) con Robert Wise, Julie Harris e Richard Johnson e Presenze (1999) con Liam Neeson, Catherine Zeta Jones e Owen Wilson.
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É nella mia wish list e adesso mi hai fatto incoriosire ancora di più 😍😍
RispondiEliminaMi hai incuriosita! Uno dei miei propositi per le letture di quest’anno e’ provare un genere nuovo, come l’horror!
RispondiEliminaCome sono curiosa!!
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