Movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne; in senso più generale, insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove relazioni tra i generi nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica.
Dall'Enciclopedia Treccani
Il significato della parola lo sappiamo tutti e va a definire una cerchia di persone legate alla tematica, non importa di quale sesso. Per essere femminista non serve necessariamente essere automuniti di una vagina. Inoltre si può essere femministi come meglio si crede e supportare il tema nel modo che si ritiene più opportuno e nelle proprie possibilità. Non ci sono delle regole, non ci sono indicazioni da rispettare rigidamente per essere femministi. Ad esempio, io per prima mi definisco (non) femminista. Ormai questo termine viene abusato e usato anche in maniera piuttosto scorretta e non dimentichiamo l'estremismo femminista con il quale sono profondamente in disaccordo, non concependo ogni forma di estremismo.
È evidente che i maschi vivano da millenni in una condizione che è stata di dominio ed è di privilegio professionale e sociale, servo io a ripeterlo?Quando Zaha ha iniziato la sua professione, l'architettura era ancora considerata un campo esclusivamente maschile nonostante si possono individuare delle figuri femminili nel campo, ma lei ha sempre ritenuto che non c'è differenza tra uomini e donne nella capacità di visione, men che meno nei termini del costruire.
Spesso ha sentito che una donna non può essere un architetto perché non è in grado di gestire un grande progetto commerciale ma lei, in quanto donna, è molto sicura di saper fare un grattacielo, un museo o un aeroporto. Non crede che siano cose da uomini.
Ci sono donne che non si limitano a cambiare le regole perché preferiscono ridefinire direttamente i confini reinventando l'idea dello spazio. Per farlo se ne fregano dei fallimenti, li considerano un incidente di percorso necessario perché quando sei proiettata nel futuro quello che fai è dare una forma a ciò che ancora non esiste se non nella tua mente e corri infiniti rischi. Ognuno trova il suo modo per poggiare la propria arma sul futuro.
Da Morgana di Michela Murgia e Chiara Tagliaferri - podcast su Spreaker
Come già scritto, prima di Zaha Hadid si individuano altre figure femminili nell'architettura ma lei è stata la prima donna a ricevere questo neologismo.
Pare che io sia nata per superare costantemente le frontiere.Zaha è il simbolo del progresso femminile in architettura ma lo ha sempre negato con sdegno. Lei si definisce semplicemente un architetto e non una donna architetto.
I suoi progetti sono visionari, astrusi, spesso irrealizzabili e anche esageratamente costosi.
A un certo punto della sua carriera viene definita ''architetto di carta'' perché i suoi progetti sono solo dei disegni irrealizzabili. Per lei non esistono progetti non realizzabili e un progetto è un concetto e i concetti possono tutti trasformarsi in realtà.
Viene accusata anche di prediligere eccessivamente l'estetica, infatti parlando dei suoi progetti bisogna dimenticare le parole ''confort'' e ''funzionale''. Ha rivoluzionato profondamente il tema dell'abitare. Odia le linee rette e gli angoli a novanta gradi; predilige le linee curve e la sua architettura viene definita come parametrica. Inoltre ha spazzato via i metodi tradizionali del progettare e ha intrapreso l'uso dei rendering e tutta la tecnologia che ha disposizione.
Pensa all'architettura in forme diverse, non convenzionali e fuori dalla tradizioni; ha un suo modo di progettare, un nuovo modo di progettare. Vede le cose da punti di vista differenti dal solito e le piace mostrare questi punti di vista insoliti anche ai suoi committenti.
Sia nella sua professione sia come donna non è interessata ad apparire accogliente. Il suo aspetto è maestoso, la voce è profonda. Predilige colori forti e violenti sia per l'abbigliamento che per il trucco infatti fa uso solo di rossetti scuri. Appassionata di scarpe, infatti ne disegna anche una linea in cloruro di polivinile, indossa sempre tacchi altissimi, anche nei cantieri. Ha i capelli scuri con ombreggiature calde, i suoi occhi neri vengono scolpiti dall'eyeliner, pronti a colpire chi non è degno della sua attenzione. Non parla molto e non sopporta le persone noiose.
Non ha una buona reputazione sia con i collaboratori e esecutori, con i quali è molto intransigente, sia con i committenti; hanno paura di lei e la descrivono come una persona arrogante, antipatica, stronza, prepotente, snob e addirittura per alcuni è colei che non deve essere nominata. Ma Zaha se ne frega altamente.
È nata a Baghdad il 31 ottobre 1950 in una casa da sogno, uno dei primi edifici nella sua città ad essere di ispirazione Bauhaus. Sua madre aveva ascendenze principesche e suo padre era un industriale sunnita tra i leader dell'Iraq. Lei definiva i suoi genitori come fantastici e ha avuto un'infanzia felice.
A 10 anni viene folgorata dall'architettura e dal design, quando viene portata dai genitori a una mostra. La sua formazione architettonica inizia a Beirut presso l'American University, dove si laurea in matematica, perché sostiene che la matematica è una disciplina che ti educa a organizzare e strutturare i processi della mente.
Poi prosegue i suoi studi in Svizzera, fino ad arrivare in Inghilterra. Nel 1972 si scrive all'Architectural Association di Londra dove si laurea nel 1977. Qui un suo docente, a seguito della laurea, le chiede se è disponibile a insegnare a Rotterdam e Zaha pone una condizione: accetterà solo se viene presa come socia. Di risposta il docente Rem e i suoi colleghi le pongono la condizione di essere una socia ubbidiente ma lei afferma ma non ha intenzione di essere ubbidiente. Ma diventa lo stesso socia (non ubbidiente). Oltre a Rotterdam insegna anche in molte altre università britanniche e statunitensi, nonostante è convinta che l'architettura non si possa insegnare ma si può solo dare ispirazione.
Non avrei mai potuto avere una carriera convenzionale nell'ambito dell'architettura. Credo che si debbano correre dei rischi. Al termine degli studi devi decidere se vuoi rischiare o vuoi andare sul sicuro. è una scelta fondamentale, la più importante e se puoi correre dei rischi credo che ne valga la pena.Le gite fatte da bambina sono una forte influenza nella sua architettura e la accompagneranno nei suoi progetti, soprattutto quelle immerse nella natura. Per la donna il suo elemento naturale è l'acqua e nelle sue forma ha sempre cercato di riprodurre la sinuosità dell'acqua.
Oltre all'architettura aveva altre passioni come il nuoto, la musica, film e serie tv, la pittura. Quest'ultima particolarmente influente nelle sue sperimentazioni delle linee architettoniche.
Apre il suo studio a Londra e nel 1988 Patrik Schumacher, architetto e docente tedesco naturalizzato britannico, entra a far parte del suo studio, fondatore del parametricismo, disciplina essenziale nei progetti dell'architetta. Schumacher affianca Zaha in tutti i suoi progetti e diviene direttore e figura chiave della sua vita; in molti dicono che è anche uno dei suoi numerosi amanti.
La Hadid ha scelto di non sposarsi e avere figli; si dice che ha almeno due fidanzati per volta e dice apertamente che non sa se un giorno si potrebbe pentire di questa scelta, ma fare le quattro o le cinque nel suo studio è il modo migliore per lei di impiegare il tempo che è sempre troppo poco.
Il suo studio assume proporzioni gigantesche, incassando successi su successi, tanto da far mangiare la polvere ad architetti del calibro di Renzo Piano.
Il suo quartier generale diventa un'ex scuola vittoriana, da lei acquistata, in qui il 40% dei dipendenti sono donne. Zaha vive a 10 minuti a piedi dal suo studio, non ama viaggiare anche se è costretta a farlo molto spesso per il suo lavoro in tutto il mondo.
Arriva per la prima volta in Italia grazie a una vacanza con i suoi genitori; cinquanta anni prima di vincere il premio al MAXXI a Roma. Qui per lei è difficile lavorare; considera gli italiana troppo paurosi verso il cambiamento e cercano di allontanare ciò che è nuovo. Infatti il suo percorso per arrivare alla costruzione del MAXXI non è stato molto fluido e privo di problematiche; finalmente finita l'opera decide di presentare il museo vuoto: questo è il suo museo, le opere non sono importanti.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti e li ritiene utili perché adesso anche la gente fuori dall'edilizia si interessa all'impatto che ha l'architettura sulle loro vite e nelle città in cui abitano.
Muore all'improvviso il 31 marzo 2016 a causa di un infarto nell'ospedale di Miami in cui era ricoverata per una bronchite.
Nel periodo della sua morte aveva 37 progetti aperti in 22 paesi, grattacieli, musei, aeroporti...
In eredità lascia 67 milioni di sterline e il suo studio, i quali vengono affidati a un'amministrazione fiduciaria e come responsabili gli esecutori testamentari.
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Non conoscevo la sua storia ma questo tuo articolo mi ha fatto riflettere molto
RispondiEliminaNon conoscevo la sua storia, devo dire che mi ha incuriosito particolarmente ma allo stesso tempo riflettere. Complimenti per l'articolo.
RispondiEliminaPrima di leggere il tuo post, non conoscevo Zaha Hadid e devo dire che é stato molto interessante e d'ispirazione... Una persona peculiare come poche e che sarebbe stato davvero bello poter incontrare.
RispondiEliminaSinceramente non conoscevo la storia di Zaha Hadid prima di leggere questo articolo ma mi ha incuriosito molto e fatto anche riflettere, una donna davvero molto interessante!
RispondiEliminaArticolo davvero interessante! Davvero complimenti 😍una donna che dovrebbe (secondo me) essere più conosciuta.
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