Adrián N. Bravi nato a San Fernando, Buenos Aires, nel 1963, vive a Recanati e lavora come bibliotecario presso l’università di Macerata. Nel 2004 comincia a scrivere in italiano: dopo l’esordio con Restituiscimi il cappotto (Fernandel, 2004), ha pubblicato con nottetempo La pelusa (2007), Sud 1982 (2008), Il riporto (2011), L’albero e la vacca (nottetempo/Feltrinelli 2013) con il quale è stata inaugurata la collana indies di Feltrinelli e ha vinto il Premio Bergamo 2014. Nel 2015 l’editoriale argentina Sofia Cartonera ha pubblicato una breve raccolta dei sui racconti, Después de la línea del Ecuador. Nel 2012, il cortometraggio di Andrea Papini ispirato al romanzo Il riporto ha vinto la prima edizione del Premio Bookciak 2012. Il suo ultimo romanzo è L'idioma di Casilda Moreira, edito Exòrma Edizioni. I suoi libri sono stati tradotti dal francese, all’inglese e allo spagnolo.
- Quando ti sei appassionato alla lettura?
Non ricordo una data ma sono cresciuto in una famiglia dove i libri non c'erano, a parte qualcuno. Alle scuole superiori, ho frequentato una scuola gesuita e c'era una biblioteca molto ricca e lì mi sono appassionato, ma prima alla biblioteca e poi alla lettura. Ho iniziato a leggere Borges, un po' come tutti gli argentini, e da lì ho iniziato ad appassionarmi alla lettura.
- Come lavoro fai il bibliotecario, questo ha influito sulla tua passione per la lettura?
Sì, diciamo che le due cose sono un po' nate insieme. Mi sono laureato in filosofia all'università di Macerata e mi sono occupato di filosofia i primi anni dopo la laurea, dopo ho studiato biblioteconomia, cioè la catalogazione di libri antichi, poi ho iniziato a collaborare con la biblioteca dell'università e successivamente ho iniziato a lavorare lì e tutt'ora ci lavoro.
- Con la Biblioteca avete anche pubblicato una raccolta di racconti...
Sì, Variazioni straniere, una raccolta di racconti sugli stranieri e con la casa editrice della Biblioteca ho pubblicato anche La gelosia della lingua, un saggio sulla lingua, cioè su cosa significa cambiare lingua e scrivere in un'altra lingua.
- Il primo libro lo hai scritto in spagnolo e poi hai iniziato a scrivere in italiano, perché hai fatto questa scelta?
Un po' è per un fatto pratico. Sono arrivato in Italia alla fine degli anni 80 ed ero molto legato alla lingua spagnola. Lo spagnolo è quello che più mi mancava dell'Argentina e quindi qui in Italia per più di 12 anni ho continuato a scrivere in spagnolo però poi ho cambiato. Lo spartiacqua è stato la nascita di mio figlio nel 2000, da quel momento in poi ho iniziato a scrivere in italiano.
- Ha influito molto il cambio della lingua nei tuoi libri?
Sì, come sai la lingua non è solo un corpo grammaticale ma è anche uno sguardo. C'è tutto un mondo dentro la lingua e quindi entrare nella lingua italiana ed entrare nelle sfumature per me è stato difficoltoso però d'altra parte mi aiutava molto. Riuscire a vedere una lingua da fuori ti aiuta anche ad avere un'altra prospettiva. Poi la lingua in generale ti impone anche dei ritmi nella scrittura, anche se l'italiano e lo spagnolo si somigliano hanno ritmi diversi, hanno la sintassi diversa, il modo di esprimersi differente come alcuni modi di dire. In spagnolo, per esempio, il passato remoto si usa con molta frequenza, si usa nel parlato quotidiano, qui invece non si usa quasi mai. Piccolo sfumature, che non sono poi così tanto piccole, ti determinano l'approccio alla scrittura.
- In base alla tua esperienza quali sono le differenze nell'editoria argentina e italiana? Con quale ti sei trovato meglio? Per esempio può succedere che un libro pubblicato qui in Italia, in Argentina non lo pubblicano...
A livello editoriale non lo so. Il mondo editoriale argentino lo conosco fino a un certo punto. Mentre ero in Italia ho trovato un editore là, so che è molto difficile pubblicare, dovuto anche per esempio alla crisi economica e attualmente stanno pubblicando solo autori argentini. L'editoria è molto determinata dal contesto economico. Qui in Italia mi sono trovato bene, sono stato abbastanza agevolato. Le prime proposte editoriali che ho fatto sono state accolte. Per esempio in Argentina un mio libro è stato proposto ma un altro mio libro che parla della guerra tra Argentina e Inghilterra, Sud 1982, ho provato a proporlo più volte ma non è stato accolto. Non ho ancora capito se non funziona il libro o se sia ancora un problema scottante parlare della guerra.
- I temi dei tuoi libri sono sempre differenti ma c'è un filo conduttore che li collega tutti? E c'è qualcosa di autobiografico?
Di autobiografico c'è sempre, è sempre una sorta di trasfigurazione della proprio biografia. I primi libri che ho pubblicato trattano soprattutto il tema dell'ossessione, mi piaceva questo tema e i personaggi che ripetono sempre lo stesso gesto. Mi sembrava un buon espediente letterario per raccontare il viaggio dentro le proprie ossessioni. Per un po' poi l'argomento l'ho lasciato da parte e ho intrapreso quello dell'inondazione, mi sta a cuore e non c'è un viaggio vero e proprio ma piuttosto il voler restare in un posto nonostante tutto e nonostante le avversità.
Ne L'inondazione viene raccontata una grande inondazione dopo la quale rimane solo un signore che vive con la sua famiglia in questo paese completamente inondato. Invece in L'idioma di Casilda Moreira è proprio un viaggio, non è solo un viaggio verso un luogo ma piuttosto verso una lingua sconosciuta che si vuole recuperare. I vari libri che ho scritto sono tutti diversi ma almeno mi auspico che ci sia una voce che li accomuna ed è la cosa che più mi interessa in fondo, anche più della storia. Mi interessa che nei miei libri ci sia una voce riconoscibile.
- Sei passato dallo spagnolo all'italiano ma comunque resta l'influenza argentina, questo potrebbe trasformarsi in una tua caratteristica di stile?
Sì, certo. Avendo vissuto metà della mia vita in un posto e l'altra metà in un altro sono una specie di ponte e avendo questi due bagagli culturale in qualche modo rientrano entrambi nei miei libri e si intrecciano, soprattutto in L'idioma di Casilda Moreira. (Il protagonista è uno studioso, un ragazzo che sta scrivendo una tesi in linguistica e si reca nella Pampa per cercare di recuperare la lingua partendo dalle Marche.) Da un lato il mondo argentino e dall'altro quello italiano dentro di me si incrociano.
- Preferisci scrivere in prima persona o in terza persona?
Questo è un dramma, un dilemma, il punto chiave di quando inizio ogni libro. La scelta della prima o terza persona determina proprio tutto lo svolgimento della voce narrante. Quindi dipende, è molto difficile scindere la storia dalla storia narrante, per ogni voce devo scegliere quale è la migliore persona narrante per raccontarla al meglio, una cosa determina l'altra.
- Hai scritto diversi generi letterari, dai racconti ai romanzi fino ad arrivare ai saggi, il contenuto del libro ti ha suggerito che genere affrontare nella scrittura?
Sì, mi trovo meglio meglio nel romanzo ma ho scritto diversi racconti e diversi saggi.
- Ci racconti qualcosa di L'idioma di Casilda Moreira e quali sono, secondo te, i punti forti?
Un professore di linguistica racconta ai suoi allievi che in posto remoto tra la Pampa e l'Argentina ancora ci sono gli ultimi uomini che parlano una lingua che si credeva scomparsa e sono gli unici custodi di questa lingua. Una lingua che parla questo popolo ormai quasi scomparso, però tra di loro non si parlano per una lite amorosa avvenuta tanti anni fa.
Un ragazzo, uno studioso di linguistica, decide di andare lui stesso in questo paese nella Pampa per cercare di recuperare dialogo e la lingua che ormai credevano perduta. La storia è un viaggio non tanto verso un luogo ma soprattutto verso una lingua.
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Forse una delle interviste piú interessanti che ho letto nell'ultimo periodo! Mi segno il nome dell'autore 💛
RispondiEliminaMolto interessante soprattutto questa cosa delle scrivere prima in argentino e poi passare all’italiano. Mi ha incuriosita davvero tanto questo autore anche se i generi che scrive non rientrano proprio nelle mie corde.
RispondiEliminaNon conoscevo affatto l'autore, ma nella sua intervista denoto la sua trasparenza. Mi sto informando sui suoi romanzi, voglio dargli una possibilità 💖
RispondiEliminaNon trattando generi a me affini non conoscevo questo autore. L'intervista è interessante soprattutto la domanda sull'editoria argentina e quella italiana e il suo parlare di "trasfigurazione" biografica.
RispondiEliminaanche io sono cresciuta in una famiglia in cui non c'erano moltissimi libri! e uno dei miei sogni è far la bibliotecaria... quante cose in comune
RispondiEliminami è davvero piaciuta tanto quest'intervista!
RispondiEliminaAutore alquanto peculiare! Probabilmente leggerò uno stralcio di una sua opera per capire lo stile e chissà che non mi sorprenda! Ottime domande, davvero interessanti.
RispondiEliminaNon lo conoscevo ma mi ha piacevolmente colpito. Soprattutto il suo punto di vista della lingua conosciuta e scritta... Da approfondire!
RispondiEliminamolto curata questa intervista, complimenti
RispondiEliminaOttima intervista, è sempre piacevole leggere della passione per la lettura di qualcuno!
RispondiEliminaMi piace moltissimo leggere le interviste mi aiutano a vedere gli autori più come persone che come un nome su un libro e a conoscerli meglio anche!
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