Leonardo Malaguti nasce a Bologna nel 1993. Laureato in Arti e scienze dello spettacolo alla Sapienza Università di Roma, si divide tra la scrittura (narrativa, drammaturgia, sceneggiatura) e la regìa (teatro, cortometraggi). Il suo primo romanzo, Dopo il diluvio, è stato finalista al Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza, clicca qui per leggere la recensione.
Perché hai iniziato a scrivere?
Bella domanda! Non lo so perché ho iniziato a scrivere. Ho sempre fatto tutto ciò di creativo mi ha sempre intrigato fin da bambino.
Quindi lo hai sentito come un bisogno?
Sì, mio nonno era pittore anche se era un insegnante scolastico, ma era anche scrittore oltre che pittore e mi ha un po' introdotto lui e mi ha trasmesso la passione. Da lì ho sempre scribacchiato più per gioco che per altro ma a un certo punto il gioco è diventato qualcosa di serio.
Non lasciare più la scrittura una sorta di gioca fino a se stesso è perché hai pensato di dare un contributo alla letteratura?
Contributo alla letteratura no però spero un giorno... chissà.
Ci presenti il tuo libro Dopo il diluvio?
Questo libro è la storia di un paese. Un paese sospeso nel tempo, non si sa dove, volutamente come se fosse un po' una fiaba dei fratelli Grimm però per adulti. È la storia di come questa piccola società viene stravolta dopo un diluvio tremendo che la lascia completamente isolata dal mondo. C'é un giallo, un omicidio che è come la miccia che accende la storia ma poi in realtà la storia non gira tanto intorno a questo omicidio quanto a lentamente questo paese non sia in grado di gestire la situazione di crisi e pian piano implode su se stesso. Tutto questo però in una salsa molto tragi-comica, grottesca, in cui ci sono personaggi sopra le righe, divertenti, anche in situazioni estremamente drammatiche risultano comunque strambi, assurdi e appunto giocando su tutti i crismi della fiaba, è un gioco molto serio.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
In realtà mi ha spinto la voglia di provare a scrivere un romanzo perché avevo finito di scrivere una raccolta di racconti, avevo scritto un racconto di un cinquantina di pagina e ho detto "Dai proviamo a vedere se riesco a scriverne 150".
Nel romanzo vengono affrontati molteplici tempi come ti è venuta l'idea di unire tantissimi temi in un romanzo comico, grottesco, paradossale?
L'idea era proprio di scrivere la storia di un paese, un paese inteso nel creare una comunità, giocare su molti personaggi, molte situazioni, molte sfaccettature, molte stratificazioni e mi piaceva proprio l'idea di costruire da zero questo posto e appunto per questo, anche essendo piccolo, una piccola comunità è per forza costituita da tante cose diverse da un prisma di situazioni e quindi poi è diventato naturalmente così.
Se dovessi utilizzare solo 3 aggettivi per descrivere il tuo romanzo quali sarebbero?
Grottesco, ritmato, corale.
In tutta la lettura non si riesce a capire il tempo e il luogo, si potrebbero fare delle ipotesi come per il tempo si potrebbe pensare alla prima metà del '900 perché nel romanzo credono che stia arrivando la guerra e quindi si potrebbe alludere alla Grande Guerra però potremmo anche pensare al Medioevo poiché per esempio una donna di questa comunità viene accusata di essere una strega e viene mandata al rogo proprio come succedeva in quel periodo però alla fine del romanzo ti rendi conto che potrebbe benissimo essere contestualizzato nel nostro contemporaneo. Per il luogo potremmo pensare che è geolocalizzato nel cuore dell'Europa sia per il Medioevo, Grande Guerra e per i nomi e potremmo allude alla Germania però in realtà il luogo ci resta sconosciuto. Questo potremmo come azzardare a dire che nonostante le epoche cambiano con lo scorrere del tempo comunque restiamo in un certo senso almeno con un piede nel passato?
Sì anche, però l'idea principale era quella di creare un romanzo in cui il lettore non potesse orientarsi in maniera diretta, volevo togliere dei riferimento proprio per far sì che uno dovesse guardare da zero una realtà che in realtà poi potrebbe essere simile a quella che si ritrova attorno ma neanche volevo che fosse un'allegoria diretta di quello che succede oggi, o dei nazisti o di varie cose. Volevo che ogni lettore dovesse trovarsi a decidere quello che ritrovava in questa situazione.
Uno appena entra in questo paese all'inizio è spesante è strano è qualcosa in cui dici "Oddio, che cosa succede? Dove sono?" mentre pian piano credo che si possa ricollegare all'immaginario di ognuno proprio perché ci sono cose molto specifiche e delle cose lasciate volutamente aperte proprio perché così è più facile pian piano proiettarci qualcosa di proprio.
Per quanto riguarda i nomi e l'ambientazione perché ho una passione per l'arte e la letteratura europea ma principalmente perché mi piaceva il suono dei nomi, mi ricordava proprio quelli di una fiaba, se usavo nomi comuni come Mario o Francesca sarebbe stata tutta un'altra cosa, per me avrebbe tolto proprio quel tono di sospensione. L'ambientazione parte appunto per una questione di mie riferimenti, piacere di scrivere questa cosa qua e anche perché è un romanzo europeo. Io credo di scrivere cose europee, di una sensibilità più che italiana più che nazionale proprio di uno spirito di una comunità europea. Mi ritengo un autore europeo e non italiano.
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