Il destino che non ho scelto
di Sara Masvar|cliccate sul titolo per acquistarlo|
Self Publishing
Genere: Romance
Data di uscita: 17 settembre 2019
Copertina flessibile
223 pagine
Prezzo: €8,99 cartaceo - €2,99 ebook
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Trama
Nel cuore di una delle tanti notti in cui non riesce a dormire Alice riceve una telefonata.
Le basta sentire quel nome, Daniele, per tornare indietro nel tempo col pensiero e rivalutare ogni sua singola scelta fatta, sia volontaria che non. L'infanzia particolare, i cinque fratelli che fanno parte della sua quotidianità, gli amori mai vissuti veramente e quel solo Destino, l'unico davvero possibile, che non ha saputo tenersi stretta.
Questa è la storia di una donna e di un uomo, di un amore inaspettato, di una famiglia segnata dal dolore e di due bambini provati sin dall'infanzia. Due barche alla deriva che si cercano e si trovano ma non hanno ancora capito che solo insieme, legati l'uno all'altra, potranno salvarsi.
Recensione
Alice alle tre di notte riceve una chiamata inaspettata dall'ospedale. Daniele Destino, un'amore che non vede da anni, ha fatto un grave incidente e lei è l'unico recapito che hanno. Senza pensarci troppo si mette alla guida della sua auto per raggiungerlo, ma il fratello Jonathan la obbliga ad accostare e aspettarlo perché non vuole mandarla da sola soprattutto perché è all'ottavo mese di gravidanza. Da qui si snocciola tutta la storia, compresa quella del passato. I capitoli si alternano tra passato e presente e la storia va a comporsi come pezzi di puzzle che si incastrano tra loro.
Sinceramente non ho molto apprezzato questo libro. Di base ha un grande potenziale e la storia è piuttosto realistica. L'autrice presenta ancora una scrittura acerba e credo che il testo non sia stato editato e questa mancanza è la sua più grande pecca. Ho riscontrato troppe ripetizioni e la punteggiatura talvolta era errata, alcuni refusi qua e là ma questi ultimi non hanno particolarmente influenzato la mia opinione. Inoltre alcune parti erano troppo descrittive e dettagliate e il lettore poteva farne anche a meno.
Non ho apprezzato la scelta dell'autrice di dare ad Alice e ai suoi fratelli tutti nomi stranieri visto che è una famiglia italiana e soprattutto scoprire dopo alcuni capitoli la pronuncia giusta del nome Alice (Alis).
Non mi aspettavo un altro capitolo a seguito dell'epilogo e sono rimasta per due volte spiazzata. Arrivata al capitolo dell'epilogo, che pensavo fosse l'ultimo, ero rimasta un po' delusa perché avevo riscontrato un'enorme lacuna e stavo per essere proiettata subito a molti anni dopo, ma con l'effettivo ultimo capitolo quel buco è andato a chiudersi ma lasciandomi ancora più insoddisfatta perché avrei preferito saperlo prima e leggere la fine del romanzo con l'epilogo.
Il romanzo attraverso una famiglia architettata e cresciuta nel dolore affronta diverse tematiche come il suicidio, l'omosessualità, l'alcolismo e il rapporto intenso tra fratelli, nonostante tutto.
Lo stile della Masvar è semplice, diretto e colloquiale. Attraverso le parole l'autrice riesce a far emozionare ed entrare in empatia con ogni personaggio fino a sentire le loro stesse emozioni.
L'autrice
Sara Masvar nasce nella primavera del 1987 in un piccolo paesino della costa ligure, mamma ligure/sarda e papà fieramente veneto. Una volta cresciuta scappa da quella realtà di provincia che le sta stretta e vive un po’ qui un po’ lì, collezionando esperienze e persone che le resteranno care per tutta la vita e la cambieranno nel profondo. Al suo lavoro saltuario come commessa e cuoca alterna la maternità, lo scrivere, i viaggi ed i concerti. Grandissima appassionata di musica rock, cinema d’autore, serie tv e musical teatrali non si lascia mai scappare l’occasione per conoscere nuove persone con le sue stesse passioni, dal vivo o virtualmente. Scrive da quando ne ha memoria, di racconti e poesie il suo pc straborda, ma è solo nel 2018, dopo varie spintarelle da parte di amiche speciali, che decide di autopubblicare il suo primo romanzo, Come chi si aggrappa al filo dei Ricordi. La potete riconoscere, la Masvar, perché cammina per strada distratta con il gruppo indie rock del momento che le esplode nelle orecchie, un bambino biondo e un po’ imbronciato legato addosso come vuole il babywearing di cui è grandissima sostenitrice, un cane un po’ pazzo al guinzaglio, il tatuaggio di Alda Merini in bella mostra sul petto e lo sguardo fiero di chi avrebbe potuto mollare tantissimo tempo fa ma invece è ancora qua.
Sono nata il ventuno a primavera non sapevo che nascer folle spostare le zolle potesse scatenar tempesta. (Alda Merini)
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Conosco l'autrice ma non ho ancora letto questo libro, sono indecisa se recuperarlo
RispondiEliminaSembrava interessante come lettura leggendo la trama, ma date le pecche che hai riscontrato per il mancato editing direi che ne farò a meno. Peccato!
RispondiEliminaSembrava carino, non è un genere che solitamente leggo però le pecche che hai sottolineato non mi convincono molto.
RispondiEliminaGià dalla trama non mi aveva incuriosito molto e dopo aver letto la recensione, credo proprio che non lo leggerò.
RispondiEliminaHo questo libro nel kindle da diverso tempo e ancora non ho avuto modo di leggerlo però con la tua recensione sono indecisa se leggerlo oppure no. Forse gli darò una possibilità..
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