Intervista - Ernesto Chiabotto

Ernesto Chiabotto intervistato da Veronica Evangelisti.
Autore di Il custode e Il viaggio delle verità svelate

- Chi è Ernesto?
Questa è una domanda a cui potrei rispondere in molti modi, ma dovrei scrivere troppo. E non credo di aver avuto una vita così interessante per chi legge, per cui sintetizzo.
Ernesto è un uomo maturo, che ha lavorato in vari campi, sposato e con due figli ormai grandi. È uno a cui piace scrivere, viaggiare, leggere, informarsi perché è un curioso senza freni. Un uomo fortunato, in fondo, che spero si possa godere il tempo che gli rimarrà da vivere e concludere i molti progetti che ha in mente.

- Come si è approcciato alla scrittura?
Io ho sempre scritto, fin da ragazzo, al liceo. Cosette, quelle che scrivono tutti: poesie, canzoni, brevi racconti. Poi col tempo, più maturo, ho cominciato a curare la tecnica, leggendo molto e facendomi aiutare da alcune insegnanti. E infine riuscendo a scrivere decentemente e avere qualche riconoscimento nei premi letterari a cui ho partecipato.

- In un intervista al Quotidiano Piemontese, definisce il suo libro Il Custode una favola moderna, perché?
Il lettore quando legge Il Custode non vorrebbe che finisse, almeno così mi hanno detto moltissimi/e che l'hanno letto. È  una storia in cui ci sono personaggi positivi, divertenti, uno in particolare non è solo positivo ma anche straordinario (etimologicamente parlando). La narrazione è leggera e pur affrontando argomenti a volte molto seri, provo a sdrammatizzare, spero riuscendoci. Ed è una favola perché, (si può dire?), finisce discretamente bene.

- Secondo lei è giusto profanare le tombe degli antichi?
Questo è un argomento su cui, nelle presentazioni già fatte, sono tornato molte volte.
In estrema sintesi direi che forse non è giusto, ma è stato necessario.
Il punto è che si parla di antico Egitto e quasi tutto ciò che si sa su quel popolo estinto si è dedotto dallo studio delle tombe.
Non credo si potesse fare diversamente, qui come per molte altre civiltà estinte, i Maya, gli Aztechi, gli Etruschi. Rimane il fatto che gli Egizi credevano in un aldilà molto diverso dal nostro e preparavano le tombe perché le anime dei defunti fossero protette e aiutate.
Ora, se si va in quelle tombe si scoprono molte cose (parlo di scienziati, ovviamente, e non dei molti ladri e razziatori che l'hanno fatto a scopo di lucro), ma il percorso di quelle anime, secondo gli antichi egizi, viene disturbato, se non interrotto.
Tutto ciò che noi vediamo esposto, per esempio al Museo Egizio di Torino è interessantissimo e spesso di una bellezza straordinaria, ma non è stato costruito perché fosse visto.
Era lì per il defunto, era un omaggio ai loro Dei, opere che erano destinate a un altro mondo, dopo la vita.
Io non so nemmeno se ci sia un “aldilà”, come tutti. Diciamo che con Il Custode, ho provato a dare voce a una civiltà che non può più parlare, attraverso un personaggio a cui questo argomento sta molto a cuore e che non vede affatto di buon occhio questo metodo di ricerca.
Perché sia così, lo scoprirà chi vorrà leggere il romanzo.

- Quale sentimenti ha provato nel vedere la sua opera in vendita al Museo Egizio di Torino?
Una grandissima gioia prima e poi un discreto stupore e tanta soddisfazione, tenendo conto che dopo più di quattro anni dalla prima edizione (oggi credo sia alla quinta o sesta), il Museo continua a esporlo e a comprarlo, segno che viene venduto.

- Passiamo a Il viaggio delle verità nascoste, il suo ultimo libro, di cosa parla?
Racconta di un viaggio fatto in Iran da due amici di vecchia data. L'italiano che va a trovare il vecchio amico persiano, compagno di università, per turismo e ritrovare il suo passato, perduto in un grave incidente. Potrebbe essere soltanto questo, ma viene coinvolto in una vicenda che lo riguarda e di cui non sa nulla. Quale sia e che cosa comporta è il filo conduttore del romanzo.
Ci sono molte verità nella vita, e non sempre la stessa cosa ha lo stesso valore per tutti. Dipende da cosa si conosce.
Si scoprirà alla fine che ciò che è realmente accaduto era ancora diverso da ciò che credono tutti.
È una storia di grande amicizia tra due uomini, ma anche di grande forza di una donna che, pur non comparendo quasi mai, emerge prepotente ed è la vera protagonista.
È un libro molto diverso da Il Custode, meno “favola” e più “introspezione”.

- Cosa ha ispirato queste mete esotiche?
Per Il Custode un po' il caso, un po' la curiosità di andare oltre lo stereotipo di un Antico Egitto fatto di piramidi e faraoni (qui si parla di un periodo primordiale, duemila anni prima che le piramidi fossero costruite).
Per Il viaggio delle verità svelate ho preso spunto dai luoghi visitati in un viaggio fatto realmente da me e proprio con un amico locale. L'Iran o la Persia come preferiscono chiamarla loro, mi è sembrata un bellissimo teatro per una vicenda che, per fortuna, è solo di fantasia, non è autobiografica.

- Su Instagram si evince che lei ama viaggiare, ama camminare, è un osservatore del nostro pianeta; sta forse preparando un nuovo viaggio letterario? Dove ci porterà?
Spero in molti posti ancora.
In realtà il nuovo progetto a cui sto lavorando si svolge in una non esattamente definita valle piemontese, a metà degli anni '60. È molto poco esotico come sfondo, ma è quel che mi serviva per affrontare l'argomento di cui si parlerà e che è di strettissima attualità, nonostante il periodo storico in cui è ambientato.
In seguito ho un altro progetto che sarà quasi un giallo e esplorerà il rutilante mondo del Tango.
Per il resto ho altre idee ancora, ma nulla è detto.
Il prossimo anno dovrei andare in India, forse in Kenia, spero farò qualche altro cammino importante, tipo il Santiago. Chissà, magari mi verrà qualche altra idea interessante.

- Entrambi i libri hanno come sfondo un'importante città italiana, che è stata il teatro dell'industria negli anni d'oro dell'economia italiana, ma oltre all'oro anche anni di piombo... Quanto c'è di Torino, quanto fa vivere questa città nei suoi libri?
Tantissimo! Io sono torinese, adoro la mia città che considero una delle più belle d'Italia, pur essendo molto poco “italiana”, almeno dal punto di vista architettonico.
È una città che s'addice al noir, al romanticismo, alle fiction, che cambia moltissimo con il variare delle stagioni e può regalare teatri straordinari. E poi è una città davvero multietnica, da decenni meta di immigrati da tutta Italia prima, da tutto il mondo poi.
È diventata un mix di colori, sapori, profumi, cucine, abitudini e usanze che costituiscono un laboratorio interessantissimo. Anche questo può ispirare storie interessanti.
Il Custode si svolge quasi interamente in centro, in un quartiere del centro, quasi sempre di sera e notte, in autunno. C'è una atmosfera particolare in questi frangenti, è forse il periodo dell'anno che mi piace di più.
Ne Il viaggio delle verità svelate compare una Torino ormai scomparsa, quella della fine degli anni '70, dove le tensioni politiche e la cronaca giudiziaria ci coinvolgeva tutti, volenti o nolenti.
Si citano luoghi e negozi che non esistono neanche più, fanno parte del passato.
Torino credo che rimarrà a lungo nei miei lavori e spero che leggendomi, venga voglia di visitarla.
Ecco potrei farmi assumere dall'Ente del Turismo, magari un posticino per me lo trovano.

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6 commenti:

  1. Un'intervista molto interessante che mi ha dato modo di conoscere l'autore e sono davvero incuriosita per le sue opere

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  2. Un'intervista davvero accurata e ben fatta

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  3. "Il custode" mi ha fatto viaggiare nel passato e nel presente, nel misterioso Egitto e nella magica Torino; un viaggio condito con suspance, ironia e temi su cui riflettere. Mi ha voinvolto molto, anche perché mi chiamo Serenella

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  4. L'intervista mi é piaciuta molto, soprattutto ciò che é stato detto sugli egizi. Inoltre "il Custode" mi ha incuriosito parecchio, quindi corro a leggere la trama.

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  5. Non conoscevo questo autore, motivo per cui amo particolarmente leggere le interviste degli autori prima di conoscere i loro libri

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  6. Un intervista davvero molto interessante, non conoscevo questo autore. Non so se i suoi libri sono del genere che preferisco ma mi hanno incuriosito molto.

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