Recensione - Grammatica umoristica

Grammatica umoristica

storie di ministri, scrittori, manager e blogger sgrammaticati
di Francesco Mercadante con un fotoracconto di Giò Vacirca
|cliccate sul titolo per acquistarlo|

Casa Editrice: Margana Edizioni
Genere: Saggio
Data di uscita: 21 giugno 2019
Copertina flessibile
348 pagine
Prezzo: €10,00 cartaceo

Trama
Possiamo dire e scrivere le parolacce? La buona grammatica, che precede la buona scrittura, non esclude l'uso della parolaccia, non è una prassi contemplativa, ascetica, asfittica, salottiera e per signorotti ammuffiti. Forse che appare più elegante rifugiarsi in una sorta d'inglese virtuale, come fanno i mestieranti dei social network? Blogger, content manager, digital media strategist, web writer, web marketing manager, e chissà quanti altri ambigui personaggi nascono ogni giorno dal wikiconcepimento, diventano wikistudenti e si proclamano wikimanager: prudenza e buon senso, congiuntivi e punteggiatura, stile e contenuti scompaiono, schiacciati da coloro che in poco più di un decennio hanno fatto fuori tutto ciò che è stato prodotto dai tempi delle tre Corone fino a quelli di Tullio De Mauro & Co. Dunque: meglio una parolaccia pertinente e limpida! Siamo convinti di 'capirci', anche se il nostro discorso è diventato illusorio, impreciso e, molto di frequente, grottesco.

Recensione 
Grammatica umoristica è un saggio sulla grammatica o meglio sulla ''grammatica del web'', in cui vengono presi come esempio anche personaggi reali (per esempio i politici) e blog/siti web e viene messa in luce la criticità della lingua italiana soprattutto sul web.

Ormai non si è più abituati a parlare correttamente italiano e questo porta a commettere errori anche senza esserne consapevoli e quelli fatti nella lingua parlata si ripercuotono nella lingua scritta, sottolineando l'ignoranza. Mercadante non si sofferma solo sugli errori della grammatica italiana ma evidenza come ormai ci si rifugia nell'inglese soprattutto sui social network. Si utilizzano troppe parole in inglese quando potremmo usare benissimo termini italiani. In più spesso si trasformano le pronunce delle parole cadendo nell'errore perché si ignora totalmente l'origine di quel termine.

La lingua serve per comunicare e mettersi in relazione nella società e la grammatica è il suo codice scritto, ma facendo degli errori la comunicazione potrebbe avere delle lacune e diventerebbe meno efficacie. Si potrebbe arrivare a una comunicazione sbagliata e poco chiara.

Tra i tanti errori: l'uso di latinismi che effettivamente non si conoscono davvero e gli errori con i tempi verbali ma di cui non si è consapevoli perché si è abituati a parlare in quel determinato modo. Sempre parlando dei verbi vengono tirati in causa gli ausiliari e di conseguenza i verbi transitivi  e intransitivi. Non fanno eccezione la sintassi, gli aggettivi, i troncamenti, gli avverbi, le particelle e le preposizioni, la punteggiatura, la separazione tra preposizione e articolo, i plurali, i pronomi, gli accenti.
Dimenticanza, trascuratezza e superficialità hanno prodotto una certa violenza nella nostra lingua.
Nel saggio si parla anche degli insegnanti che spesso vengono messi sotto processo e accusati di essere loro la causa di ignoranza ma, anche se in parte è vero, non sono l'unica e prima causa.

Parlando di ignoranza, un'altra forma di giustificazione ad essa è l'uso del dialetto ma anche il dialetto ha avuto e ha  un ruolo letterario; la qual cosa, tuttavia, non può diventare una giustificazione per l'ignoranza di chi scambia lucciole per lanterne.

Oltre al dialetto, esistono delle forme colloquiali ma non possono sempre essere tollerate e soprattutto non si possono far passare per corrette quelle forme, anche se qualcuno sostiene che bisognerebbe dare priorità al contesto anziché far prevalere ciecamente la standardizzazione dei legami morfologici e sintattici. 

Viene spesso evidenziata anche l'importanza del latino. La nostra lingua deriva dal latino e la conoscenza di tale lingua permettere di fare meno errori in generale ma sapere anche quali termini maschili possono diventare femminili e invece quali prendono solo l'articolo femminile. Per esempio, non siamo abituati a dire: avvocata, architetta, la vigile, la ministra etc. Non è abitudine ma è corretto e nel saggio Mercadante spiega il motivo anche attraverso pratici esempi.

Analizzando il mondo digitale, a parte siti web e blog, le chat sono le principali fonti di errori; sono piene zeppe di errori, anche se sarebbe meglio definirli orrori. Sempre restando nel web viene vista la figura dello scrittore. Ormai chiunque si spaccia per scrittore. Un chiarissimo esempio lo abbiamo su Instagram, il social in voga del momento, basta andare su qualche profilo a caso e potremmo tranquillamente imbatterci nel termine ''scrittore''.
Togliete il termine scrittore dai vostri profili! Fatelo per umiltà e dignità. [...] Dichiarare di essere scrittore sul proprio profilo e non saper mettere un congiuntivo al posto giusto equivale però a uscire da casa con le orecchie da asino.
Si parla anche del mutamento della lingua e far diventare corretti gli errori commessi "perché la lingua cambia e bisogna adattarsi".
Ci sono almeno due fenomeni di evoluzione della lingua. [...] Il primo fenomeno è legato alla metamorfosi d'uso di un termine nel tempo. [...] Il secondo fenomeno è sociale: un errore grammaticale massivo, a poco a poco, può entrare a far parte dell'uso normativo.
Indubbiamente la lingua è mutata e si è voluta, fino al punto che alcuni termini hanno cambiato totalmente significato e se ne ignora il reale significato.

Viene nominata anche l'Accademia della Crusca, narrandone l'origine ed esplicandone la poca attendibilità per quanto riguarda la correttezza grammaticale perché considera anche il valore d'uso. Per poi ''mettere alla gogna'' i burocrati: il burocratese ha delle caratteristiche d'incomparabile 'durezza' morfologica e sintattica e di criptica pesantezza. [...] Se consideriamo che il cittadino medio è il primo destinatario dell'informazione legislativa, bisogna concludere che questa scrittura è autoreferenziale, vuota e innaturale; non appartiene ad altri che a chi la produce. 

Un capitolo è dedicato anche agli innamorati sgrammaticati e alle loro dediche d'amore che trovano spazio sui muri. Per poi approdare alle trasmissioni televisive e alla lingua radiofonica e anche alla fonetica della lettera ''Z''. Finendo con ''Perché un simposio fa bene alla lingua'', capitolo finale in cui si mette in relazione il Simposio con l'incontro, la relazione e la condivisione perché la lingua, quella vera, nasce dal'incontro e in esso si perfeziona, cresce nella relazione e si evolve nella condivisione; anch'essa alla maniera del Simposio deve caratterizzarsi per immediata e fruibile riconoscibilità. Accoglienza e rielaborazione ne completano la pragmatica dello stare insieme.
La lingua italiana è molto più complessa e articolata di quanto si possa immaginare ed è solidamente strutturata su quella latina e quella greca, il cui studio, anche nei licei, riceve sempre meno attenzione. Di conseguenza, temo che, presto, ci ritroveremo all'interno di un sistema linguistico alogico, una sorta di luogo della sintesi quale amnesia pratico-esecutiva dei processi originari. Non si può né si deve sire se sia giusto o sbagliato; i fenomeni di evoluzione della lingua, a mio avviso, restano ingiudicabili. Posso tuttavia dichiararmi un po' malinconico e, nello stesso tempo, preoccupato per lo stato di 'coscienza separata' di parlanti e scriventi.
Il saggio è molto critico e analizza molteplici errori andando anche leggermente fuori dalla pura grammatica per analizzare meglio il soggetto preso in causa ma lo fa con leggerezza e chiarezza sfruttando l'ironia. I capitoli sono molto brevi ed è anche piuttosto scorrevole e coinvolgente; è uno di quei libri su cui riflettere e dal quale imparare. Non è un libro destinato solo a una cerchia elevata di lettori e/o a intellettuali ma è alla portata di tutti. Sicuramente letto con la giusta attenzione si arriverà alla fine con più consapevolezza e meno ignoranza.

L'autore
Francesco Mercadante nasce a Erice, il 17 marzo 1977, cresce a Trapani, dove frequenta il Liceo Scientifico Vincenzo Fardella, e completa il proprio percorso didattico laureandosi con lode in Filosofia presso l’Università degli Studi di Palermo. In seguito alla pubblicazione di alcuni saggi scientifici, fa qualche esperienza di collaborazione e direzione editoriale in Italia e all’estero: in particolare, a Parigi e a Malmö. A ventisette anni, ottiene il primo contratto di docenza all’Istituto di Lettere e Filosofia dell’Ateneo palermitano per l’insegnamento dell’Analisi dei Testi, disciplina che, negli anni successivi, insegna anche in Scienze e Tecniche della Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione e in Ingegneria delle Telecomunicazioni. Nel 2005, il Garante dei detenuti della regione Sicilia gli conferisce l’incarico d’indagare a proposito del linguaggio dei detenuti extracomunitari all’interno delle carceri siciliane. Nel frattempo, concepisce e sviluppa un sistema di analisi ‘linguistica previsionale’, ovverosia un metodo di proiezione scientifica grazie al quale diventa possibile prevedere i flussi informativi in materia di finanza, economia, geopolitica e comportamento sociale. La pubblicazione dei suoi lavori lo porta a instaurare proficui rapporti professionali con alcune importanti figure del mondo imprenditoriale. Di conseguenza, lascia l’insegnamento universitario e comincia a viaggiare per occuparsi di internazionalizzazione e dialogo interculturale: Algeria, Tunisia, Marocco, Mauritania, Turchia, Russia, Svezia, Francia, Danimarca, Svizzera e Romania sono solamente alcuni dei paesi entro i quali si sviluppa la sua attività. Si specializza sempre più chiaramente nell’Analisi del Linguaggio applicata alla Finanza e alla Geopolitica e al trattamento dell’informazione, svolgendo assiduamente attività di formatore. Nel 2015, instaura un rapporto umano e intellettuale con Paolo Costantini e, successivamente, nel 2016, avvia una collaborazione con l’Agenzia Rotas Consulting di Roma, con riferimento alla Competitive and Financial Intelligence. Si occupa di analisi delle intercettazioni nella procedura penale. La sua ultima pubblicazione è In principio era il debito il linguaggio dell’economia e della finanza: messaggio, paradosso, spiegazione. È contributor di Econopoly, blog de Il Sole 24 Ore.

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6 commenti:

  1. Non lo avrei mai detto, ma questo libro fa proprio per me. Mi sa tanto che mi segno il titolo!

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  2. Mi spiace davvero tanto, ma non credo che lo leggerò.

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  3. M'ispira nonostante sia un genere che non leggo. La recensione è ben fatta, aggiungo il titolo in lista.

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  4. A prima vista non avrei mai detto che potrebbe interessarmi ma la tua recensione mi ha convinto, sembra davvero molto interessante, me lo segno!

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  5. Solitamente non leggo saggi, però sembra davvero interessante ed inoltre il tema della lingua italiana mi sta davvero a cuore, quindi penso proprio che lo leggerò.

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  6. In realtà non mi ispira particolare forse perché non mi sono ancora approcciata ai saggi

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