Recensione - Mia

Mia

di Federica Flocco
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Editore: Alessandro Polidoro Editore
Data di uscita: 1 gennaio 2016
Copertina flessibile
168 pagine
Prezzo: €14 cartaceo - €7 ebook

Trama
Il destino lascia sempre una possibilità di riscatto, di ricostruzione. Basta riuscire a intravederla e capire che, lungo il cammino della vita, c’è sempre un incrocio che ci aiuterà a cambiare la nostra strada, rendendola migliore. Eppure non tutti lo sanno e molti non vogliono vederlo, decidendo di procedere in linea retta, rimanendo, spesso, dentro vite orrifiche.
Lo fa Antonio Giordano, uomo geloso e possessivo che violenta Amalia con metodo e ferocia, fino a farla fuggire. Lo fa Renato De Felice, assassino della moglie e stupratore della figlia. Lo fa il ragazzo delle pesche che, povero ignorante, crede che la virilità si manifesti malmenando sistematicamente la propria donna. Uomini a confronto, a volte protagonisti, a volte semplici comparse, per raccontare di stupri, assassinii e violenze, usati su quattro donne perfettamente delineate nella loro sottomissione, o nella loro voglia di riscatto. Un romanzo che assume le tinte di una saga familiare, viaggiando dal 2000 all’Ottocento a ritroso, quasi che il destino, accanito e infame, avesse deciso di camminare di generazione in generazione, ripercorrendone i dolori e riproponendone gli orrori. Ma Amalia, che a dodici anni si è innamorata del più bello e ricco del suo quartiere, riuscirà a spezzare questa catena, dopo essersi invischiata nelle sabbie mobili di un lusso troppo gratificante per poter essere abbandonato. Conoscerà il bene e il male e le luci e le ombre dell’amore, fino a che grazie all’incontro con personaggi che si riveleranno determinanti, deciderà di cambiare il suo destino. perché ha capito che Una strada c’è, c’è sempre.

Recensione
Mia non è solo la storia di una donna violentata. Mia è la storia di una famiglia, la storia di più donne e due uomini. Storie legate dalla violenza ma anche dall'obiettivo di non lasciarsi più violare da un amore malato nutrito da rabbia, repressione, insoddisfazione e frustrazione. C'è sempre una via d'uscita, c'è sempre una strada alternativa basta intraprenderla senza voltarsi mai indietro e proseguire la propria vita nonostante il dolore, nonostante i ricordi.

Ho trovato più di qualche refuso e probabilmente è l'unico punto debole dell'intero libro, ma si mettono subito in secondo piano perché la storia narrata è potente e colpisce l'anima, scuotendola e segnandola.

La storia principale è quella di Amalia, una giovane ragazza povera che pur di uscire dalla sua melma si lascia abbindolare dalla ricchezza di Antonio Giordano. Aspetta con fremito di diventare donna per poter congiungersi con Antonio e vivere in quella ricchezza che tanto brama e che lui può dargli solo in cambio del suo corpo. Amalia diventa donna e ancora minorenne diventa sposa di Antonio e da quel giorno iniziano per lei le violenze fisiche ma anche quelle psicologie.
Antonio è ossessionato. Ossessionato da tutto, la controlla in tutto e per tutto, fino ad arrivare a frugare nelle sue cose, analizzando tutto in modo maniacale.
Lei ha paura, sta male, ma  sopporta tutto pur di vivere nella ricchezza: Amalia se ne frega di tutte le violenze quasi felice di poter fare la vita dei ricchi. Anche se a volte le violenze sono massacranti e lei è costretta a recarsi al pronto soccorso, inventando ogni volta una bugia credibile, ma lì la toccano altre mani. Mani dolci, mani che la accarezzano.
La sua mano sul tuo viso e tu che ne senti l'odore. Non la puzza, ma finalmente un odore. [...] è odore di uomo pulito, di mani incontaminate, è odore delle lacrime versate a raccontare [...] Te ne accorgi come un lampo nel cervello, come una coscienza che si sveglia all'improvviso, come il cuore che si stringe ad ascoltare parole diverse, dette in italiano e che, a volte, neanche capisci. Te ne accorgi che ti siedi dritta sula sedia, smetti di accartocciare i pensieri, ti passi una mano tra i capelli e speri siano in ordine, come in ordine vorresti fossero i tuoi desideri e poi te la passi sul cuore e senti un suono diverso, che pare quasi cantare, come quella melodia che hai sentito la prima volta che lo hai visto, che melodia non era, ma risata. La tua. La sua. La prima insieme. Dopo anni di silenzio.
Basta poco e scopre di nuovo la bellezza di emozioni pure.  Ma le ferite inferte al corpo sono poco gravi e così dopo le medicazioni Amalia è costretta a tornare nella melma e nella paura. Finché non trova quel coraggio che la fa fuggire via, lontano, senza tornare mai indietro.

Fuggita da quella (non) vita si ritrova ricoverata in ospedale, dove il commissario Domenico Di Domenico vuole raccogliere la denuncia, ma Amalia sceglie di non denunciare per paura di una ritorsione. Inoltre non serve una denuncia per poter ricominciare. Nonostante la scelta di Amalia, il commissario vuole indagare lo stesso e come uomo, padre di figlie femmine e nonno di nipoti femmine si sente molto coinvolto. Vediamo il commissario nella sua sensibilità alla tematica, di quanto ne è coinvolto sia nel lavoro si nella sua vita privata e di come questi eventi disturbano anche il suo sonno.
Quando io guardo negli occhi un assassino lo so io che gli farei e quando guardo negli occhi una donna violentata, lo sa iddio cosa penso.
A circa metà libro si mette da parte Amalia e si fa un tuffo nel passato di Antonio Giordano. Ripercorrendo la sua infanzia vengono messi in luce come gli eventi vissuti influenzano notevolmente tutta la vita e che tutto l'orrore vissuto non basta a non ripetere gli stessi gesti disumani anzi portano a fare quasi le stesse identiche cose. Diventa come una sorta di tradizione da fare di generazione in generazione, convincendosi anche di stare nel giusto, anche se a volte si potrebbero avere sensi colpa che poi scaturiranno in rabbia e violenza.

Dal passato di Antonio Giordano si passa al passato del padre, Renato De Felice, che è in carcere. Anche Renato torna nel passato dichiarando le sue ossessioni e la sua consapevolezza. Cosciente che le sue ossessioni sono malate ma cerca in un qualche modo di giustificarsi.
Andando a scavare nel suo passato si scopre che oltre alle violenze sulla moglie, Renato abusava anche di Caterina, sua figlia e sorella di Antonio. L'uomo scrivere a Caterina dal carcere chiedendo perdono e dopo la sua lettera Caterina inizia ad avere una sorta di crisi di identità e si pone molteplici domande. Però Caterina non è sola, senza saperlo incontra una donna speciale che può capirla e forse ricomporre tutto il puzzle, come lei ha ricomposto quello della donna. Le due donne da subito sentono un forte legame. Chi ha sofferto si riconosce tra la gente, soprattutto se hanno sofferto lo stesso dolore. Le storie di due donne violate che si intrecciano le quali cercano un rifugio sicuro dove trovare la quiete, anche se basta poco per far tornare vivi tutti i ricordi e il colore, anche se si crede di aver superato tutto.

Il libro è intenso e non manca nessun nodo alla narrazione e non soffermandosi solo su Amalia si ha un quadro completo di tutta la storia e anche la figura di Antonio Giordano è costruita a 360 gradi. Viene raccontato tutti anche in modo piuttosto dettagliato e ogni personaggio coinvolto nelle storie è ben costruito soprattutto dal punto di vista psicologico.
Senza dubbio Mia fa riflettere ma non solo su ciò che subiscono le donne violate ma anche su tutto quello che c'è intorno. Per esempio: perché il marito è un uomo violento? Perché si continua a subire senza fuggire? Perché si cerca rifugio in qualcosa o meglio in qualcuno? Ma oltre questo riflettiamo di quando è importante la figura di un pronto soccorso di riferimento, dove ci sono persone pronte ad aiutare queste donne e di come anche le forze dell'ordine sono pronte ad aiutare e si lasciano coinvolgere in queste storie sconosciute anche più del dovuto. Questi sono solo dei pochi esempi, affrontare ogni esempio e/o ogni spunto di riflessione porterebbe pressoché a scrivere un altro romanzo per trattare ogni punto con cura.

Indubbiamente è un libro per le donne che hanno subito violenza, sicuramente loro sono le prime persone che dovrebbero leggerlo. Per sentirsi meno sole. Per prendere coraggio. Per... per un qualsiasi "per". Però, a prescindere da tutto, Mia è un libro da leggere, non importa se si è uomo o donna: bisogna leggerlo! Bisogna riflettere. Bisogna analizzare. Bisogna lasciarsi toccare l'anima. Bisogna lasciarsi sensibilizzare.

L'autrice
Federica Flocco è nata a Napoli nel 1963. Laureata in giurisprudenza, giornalista pubblicista, scrittrice per passione, ballerina per amore, si è diplomata in tecnica jazz, insegnandola per anni, prima di diventare madre di quattro figli. Ha iniziato a lavorare con i libri nel 1998 scrivendo recensioni per un quotidiano partenopeo, acquisendo così, una conoscenza profonda dell’editoria campana. Dal 2008 collabora con Canale 21, una emittente televisiva regionale, per la quale cura la rubrica “Il libro della settimana”. Lettrice competente e appassionata, saltuariamente ancora scrive su riviste di settore. Partecipa attivamente alla vita culturale della sua città curando eventi, moderazioni e presentazioni. E’ stata presidente e membro di giuria di numerosi premi artistici e letterari. Attualmente è vicepresidente e membro del consiglio direttivo di Iocisto, la prima libreria ad azionariato popolare, inaugurata a Napoli nel luglio 2014. Ha scritto il suo primo libro, mai pubblicato, a cinque anni. MIA è il suo esordio letterario.

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11 commenti:

  1. Un libro che deve essere assolutamente letto. Già da come ne parli il problema dei refusi è passato davvero in secondo piano.

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  2. Sembra molto interessante, un libro che dovrò assolutamente recuperare

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  3. mi ispira molto, parla di un tema che tutti dovrebbero approfondire, per mettersi nei panni delle vittime e capire che non è facile uscirne come si pensa

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  4. sembra un libro davvero profondo e toccante. La trama mi ha convinto e ammetto anche che la copertina affascina a modo suo

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  5. Ammetto di non aver letto mai un libro con una tematica così forte, poichè credo che il mio cuore non regerebbe. Nonostante la pecca dei refusi, devo dire che mi ha colpito molto la tua recensione.

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  6. Temi forti e una trama molto complessa. Non è il mio genere perchè troppo reale e angosciante ma ne consiglierò la tua recensione sicuramente!

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  7. Parla di un tema così delicato e importante che ho paura di non apprezzare fino in fondo

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  8. Un tema così delicato ma di cui dovremmo leggere. Lo leggerò sicuramente però credo che per farlo, ci sia bisogno del periodo giusto in modo da poter cogliere ogni minimo particolare..

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  9. Non leggo spesso libri sulla violenza sulle donne perchè sono davvero troppo impegnativi dal punto di vista emotivo per me.. ma in questo caso spero di riuscire a superare un po' questo blocco e di recuperarlo!

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  10. É sicuramente un libro da leggere, che può far riflettere chiunque, spero di recuperarlo al più presto.

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  11. Sicuramente lo leggerò il prima possibile. Purtroppo , ancora oggi, non so parla abbastanza di tematiche di un certo rilievo, tra queste la violenza sulle donne. Leggere un libro che faccia riflettere e prendere consapevolezza, è l'ideale

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