Il Destino dei Ruma: L'Ascesa del Popolo Maledetto
di Marco Della Mura (profilo instagram @marcodellamuratintatatornin)|clicca sul titolo per acquistarlo|
SINOSSI
I popoli di Kendar vivono un'esistenza lontana dal resto del mondo, isolati da poderose catene montuose ad est, dimentichi del grande ciclo di vita e morte che governa il mondo. Elan è un giovane elfo che vive relegato in un piccolo anfratto di paradiso tra le montagne, in una comunità pacifica e tranquilla.Gli elfi che vivono con lui però sembrano aver dimenticato la loro natura di viaggiatori, mentre lui agogna a partire alla scoperta del mondo. Un giorno il fato porta Elan a vagabondare per le terre di Kendar combattendo contro gli uomini che lo vogliono morto e contro il suo passato. Si ritroverà a condividere questo viaggio con altri individui: un inesperto mago, un uomo dagli oscuri sensi di colpa, un'elfa ostile e solitaria, un nano appartenente ad un'élite leggendaria e molti altri. Assieme a loro si ritroverà nella mitica capitale dei nani dove avrà inizio il suo viaggio: un viaggio che porterà Kendar all'inizio della sua fine.
Marco Della Mura Nato nel 1998 a Monte San Pietro, in provincia di Bologna e sopravvissuto al Ragnarok tra le colline per 19 anni. Ha iniziato nel 2017 Economia del Turismo a Rimini dove si è trasferito. Scrive dall’inizio del 2014 e questa è la sua occupazione preferita. Ha in programma una saga che si chiama Il Destino dei Ruma e di cui L’Ascesa del Popolo Maledetto è il primo volume.
Gli piace fare sport, soprattutto andare a correre e andare in montagna. Ama ascoltare la musica e spazia tra il metal (power, symphonic, folk, djent e altro) e la musica Epica (Two Steps From Hell, James Paget, Adrian Von Ziegler, Brunhu Ville). Suona la batteria ma non ha un gruppo musicale e il flauto dolce per dare fastidio ai suoi amici. È una persona divertente, nichilista, che puzza di avventura e, a detta dei miei amici, sincera (ma lui non gli crede). Pensa che la vita sia bellissima e che un sacco di persone non riescano a vederlo perché vittime più di sé stessi che degli altri.
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